Italia: l\'acqua in plastica che piace

Capire perché ogni italiano beve 224 litri di acqua minerale l’anno, collocandosi al secondo posto nella classifica mondiale, è difficile (*). È vero che i messicani arrivano a 234 litri, ma questo perché la rete dell’acqua potabile è inefficiente e spesso inesistente. L’altro fattore da considerare riguarda le bottiglie. Noi ne utilizziamo più o meno 11 miliardi di plastica e 2,45 miliardi in vetro (* *), mentre in Messico l’acqua viene commercializzata prevalentemente in boccioni da 20 litri con vuoto a rendere e i numeri sono molto più bassi. Per rendersi conto basta dire che tutte queste bottiglie allineate formerebbero un serpentone di circa 4 milioni di km, pari a dieci volte la distanza che separa la terra dalla luna.

L’esagerato consumo di acqua minerale non piace ai media, che trattano questo problema solo una volta l’anno e in modo distratto, anche se i numeri sono da paura. Facendo i conti in tasca agli italiani, si scopre che le persone abituate a pasteggiare con la minerale spendono da 50/60 sino a 110 €/anno. C’è di più, il consumo non è collegato alla classe sociale, all’età, alla scolarità, al territorio; tutti i cittadini della penisola bevono in modo esagerato indipendentemente dalla qualità dell’acqua di rubinetto. Il settore è in crescita da 40 anni e siamo così affezionati all’acqua in bottiglia che, nonostante il calo del 10% dei consumi registrato negli anni 2008-2016, nello stesso periodo il settore ha registrato un incremento del 3% (Censis). Adesso la situazione è fuori controllo  visto che otto italiani su 10 ne bevono almeno mezzo litro al giorno, e possiamo considerarci il primo Paese al mondo che affoga nelle bollicine.

 

Considerando che il 69% delle persone consuma acqua minerale senza bollicine, la scelta degli italiani non trova conforto nemmeno appellandoci all’attenuante del gusto. Il motivo di tanto entusiasmo è che i cittadini non si fidano del rubinetto, e scelgono l’acqua in bottiglia perché la considerano buona, salutare, oltre che comoda, sicura e poco costosa. Anche sapere che un litro costa 0,0015 centesimi e che oltre il 99% del prezzo di acquisto serve a coprire le spese di plastica, trasporto, commercializzazione e Iva non disincentiva l’acquisto. 

In questi mesi, diversi giornali e quotidiani come La Repubblica portano avanti campagne contro l’invasione della plastica e pubblicano storie molto belle, focalizzando l’attenzione su bottiglie che, non gestite correttamente, rappresentano una componente importante dei rifiuti abbandonati. Tutti i media hanno ripreso con enfasi la decisione europea di sostituire stoviglie di plastica, con prodotti realizzati in materiale compostabile. Un anno fa è anche cambiato il materiale dei sacchetti usati per l’acquisto della frutta e la verdura nei supermercati, creando una certa confusione per l’incapacità del governo di comunicare un’iniziativa intelligente, e per la miopia di diverse catene di supermercati che volevano speculare facendo pagare i nuovi sacchetti il doppio o il triplo rispetto al prezzo di acquisto.

 

In un contesto dove le iniziative per sostituire la plastica si inseguono a ritmo sostenuto, nessuno punta il dito contro l’esagerato consumo di acqua minerale. Se la sensibilità e l’attenzione degli italiani per le problematiche ambientali è così elevata, come mai si dimenticano 11 miliardi di bottiglie di plastica e 2 miliardi di vetro che ogni anno finiscono nel ciclo dei rifiuti? Si tratta di 250 mila tonnellate di plastica (pet) di cui solo il 40% finisce nel circuito della raccolta differenziata. A questa esagerata quantità bisogna sommare la plastica che avvolge i cestelli da sei bottiglie vendute nei supermercati. Farsi delle domande è legittimo. Qualcuno ipotizza che la lobby dei produttori attraverso ingenti investimenti pubblicitari contribuisca a non stimolare i direttori dei giornali e gli editori a focalizzare l’attenzione sul fenomeno.

Due anni fa volevamo lanciare una campagna per sensibilizzare gli italiani a ridurre del 10-20% i consumi. Non siamo riusciti a trovare un solo partner, pur avendo chiesto ai grandi gestori della rete di Milano, Roma e Torino, alle associazioni ambientaliste e a quelle di consumatori. Il progetto prevedeva diverse iniziative per denunciare l’esagerato e immotivato consumo di acqua minerale in Italia. Volevamo spiegare alle persone che l’acqua di rete è nella stragrande maggioranza dei casi buona e controllata, che non esistono motivi in grado di giustificare 13,4 miliardi di litri di minerale in un paese dove il 99,9% della popolazione ha accesso all’acqua potabile.

(*) Gli italiani consumano 29 litri ogni anno più dei tedeschi, 84 più dei francesi e 85 più degli spagnoli e 173 più dei residenti nel Regno Unito. Fonte Censis  2018

(* *) Fonte Mineracqua ultima rilevazione anno 2017